Che cos’è un Training Camp ?
E’ un fenomeno che negli ultimi anni va molto di moda, in varie forme e in molti sport, non da ultimo il ciclismo.
Letteralmente significa “campo d’addestramento” e prende origine dai Boot Camp, i campi di addestramento reclute dei Marines americani.
Il Training Camp di cui vi racconterò, è quanto di più lontano si possa immaginare ad un addestramento militare, anche se, altrettanto impattante.
Regressione: questo sito viene spesso definito da me stesso come “blog”, in realtà negli anni è diventato qualcosa di differente da questo.
Un blog per definizione infatti è un luogo virtuale in cui una persona condivide le proprie esperienze di vita con chi è interessato a seguirlo.
Una sorta di diario digitale.
Oggi non troverai un classico articolo-guida del tipo “come andare più forte in salita“, “come allenarti meglio in meno tempo” ecc.
Di questi ne trovi e ne troverai a decine nel sito.
Oggi torno a fare il blogger nel vero senso del termine, raccontando una mia personale esperienza.
Ti porterò con me, se lo vorrai, a fare un breve viaggio attraverso l’esperienza del primo Evolution Camp, organizzato da TrainEvolution, che si è tenuto a Cesenatico lo scorso fine settimana.
Iniziamo.
Anzitutto la definizione (le parole sono importanti).
Evolution Camp = “campo di evoluzione”, è la storia di un gruppo di uomini e donne:
“con le ali ai piedi, e la speranza nei cuori. Una storia che merita di essere raccontata”
Tuttavia, molta parte di questa storia, non si può raccontare, si può soltanto vivere.
E, chi l’ha vissuta, se la porta nel cuore.
Difficile, anzi impossibile condividerla appieno.
Ma ci provo, lo faccio cercando di tirare fuori 3 o 4 cose che ho imparato in questi giorni.
Lo sport è un…mezzo
Oggi fare sport è diventato in molti casi una moda.
Anche andare in bici.
Ci si compra la specialissima più bella e costosa che le nostre tasche si possono permettere, vi abbiniamo completi di alta moda, ci colleghiamo con gingilli elettronici di ogni tipo, condividiamo i nostri dati sui social network.
Siamo sempre connessi, sempre sotto misurazione, sempre in competizione con qualcosa e qualcuno.
Stiamo perdendo la grande opportunità che questo sport ci offre.
L’opportunità di rimanere finalmente “nudi”, coperti soltanto della nostra fatica che tira fuori i nostri limiti umani e ci permette di tornare a contatto con la nostra essenza, con il nostro vero IO, in connessione con quell’energia che, tolto di mezzo il nostro peggior nemico, l’EGO, non viene da dentro di noi, viene dall’universo.
Davide, stai farneticando ? In parte sì. Il fatto è che…
“Quando l’allievo è pronto, il maestro appare”
Ricordo bene la difficoltà di Omar, qualche mese fa, a far digerire alcuni dei suoi concetti agli amici (me compreso) che entrarono a far parte di quel viaggio chiamato TrainEvolution.
L’importanza del terreno fertile su cui seminare la nostra preparazione, la centralità del recupero, il considerare ogni allenamento come uno stimolo allenante che fa parte di un progetto molto più ampio.
Dare ascolto alle proprie sensazioni, rispettare i segnali che il nostro corpo ci da, rispettare la nostra naturale cadenza di pedalata, non auto imporci improbabili esercizi di agilità, a lasciare andare i falsi miti sulla frequenza cardiaca e le zone di allenamento, ad usare il misuratore di potenza solo come un valido alleato, utile in certi momenti, ma più spesso dannoso per noi amatori, se non si sa come interpretare i dati.
A gestire la respirazione in ogni fase dell’allenamento ma anche durante il giorno, ad essere presenti a se stessi, nel qui ed ora, a mettersi nel migliore stato psicofisico con la tecnica dell’ancoraggio, ad abbassare la percezione della fatica grazie alla dissociazione.
Ad andare oltre i limiti che troppo spesso noi stessi ci autoimponiamo, ad alzare la testa e vedere oltre l’orizzonte della prima gara di stagione o della battaglia della domenica con gli amici.
Insomma, ci sta insegnando, non a praticare il ciclismo ma a VIVERLO.
Gli “allievi” presenti ad Evolution Camp erano pronti.
Scrivo questo con soddisfazione, ma senza orgoglio (che ha a che fare con l’ego) perché so di aver dato il mio seppur piccolo contribuito alla creazione di questo vero e proprio “movimento” di persone che ora vivono il ciclismo – e azzardo – anche la vita, in modo più consapevole.
Qual’è il tuo posto nel mondo ?
Ora entriamo nel vivo.
Il primo giorno di Evolution Camp abbiamo fatto una sgambata assieme ad un grande come Alessandro Vanotti (su di lui potrei scrivere un libro ma vi dirò di più tra poco) pedalata che ci è servita per conoscerci meglio dato che poche cose aiutano le persone a legare come la condivisione di un giro in bicicletta.
Da un comune training camp ti aspetti che dopo la pedalata del mattino, ci sia un pomeriggio dedicato al riposo, magari con massaggi e sauna, oppure un incontro con un esperto in qualche area tematica legata l’allenamento.
Invece no.
Omar ci riunisce in una sala, seduti a cerchio e ci fa una domanda tanto semplice quanto complicata:
“Chi sei tu veramente ?”
“Dove sei arrivato in questo momento della tua vita?”
Un po’ spiazzati, io e gli altri partecipanti restiamo chiusi in un silenzio assordante.
Omar ci fa capire che può aspettare le nostre risposte anche tutto il pomeriggio, senza problemi.
Così, come per magia, dalle nostre menti la nebbia si dirada, ognuno di noi inizia in modo naturale a raccontare chi è davvero, quello che sente, le esperienze del passato che lo hanno fatto diventare ciò che adesso ritiene di essere diventato.
E qui ho provato una profonda ammirazione per questo gruppo di persone speciali capaci di guardare dentro se stessi, a volte spolverando ricordi e sentimenti che sarebbero stati meglio rinchiusi in quel baule che ognuno di noi tiene in fondo al cuore.
Il resto è troppo personale e profondo per poter essere condiviso.
In realtà, credo, non si possa mettere per iscritto. Servirebbe forse il migliore Hemingway per poter descrivere certe cose.
Io, nel mio piccolo, spero di averti dato un input su cui riflettere.
Forse ti chiederai a questo punto : che cosa c’entra tutto questo con il ciclismo ?
L’origine della tua forza
I giorni successivi sono un crescendo di emozioni, divertimento, condivisione e chilometri fatti in allegria nelle splendide terre della Romagna.
Il terzo giorno il nostro percorso raggiunge l’apice.
Non un punto di arrivo, un punto di partenza, ne sono certo.
Omar ci fa fare un’esperienza quasi mistica dentro noi stessi fino alla scoperta della fonte della nostra forza.
Quella forza che ci permette di pedalare, amare, vivere, fare ciò che facciamo.
Ancora una volta, non posso che cercare di dare un’idea delle emozioni vissute. Impossibile spiegare di più.
Omar ci ha guidato in un percorso straordinario e al tempo stesso pratico e concreto dentro ognuno di noi. Una di quelle esperienze che lasciano un segno indelebile nel cuore e nella mente.
Il modo di vivere (non solo di praticare il ciclismo) si illumina di una luce diversa, quando lo guardi dal punto di vista che Omar ci ha portati a raggiungere.
Lo so, è un articolo senza capo ne coda, senza un minimo consiglio pratico, senza nemmeno un trucco per andare più forte in bicicletta.
Lo so.
Spero tuttavia che si sia accesa in te anche una piccola scintilla di curiosità, un cambiamento seppure quasi impercettibile sulle tue credenze riguardo il modo di vivere la nostra passione.
Pensare che un articolo del genere faccia riflettere le persone è da presuntuoso, me ne rendo conto, ma ora capisco anche che in fondo è ciò che ho sempre cercato di fare, bene o male, in modo più o meno profondo, da quando scrivo in queste pagine.
Grazie per avermi seguito fino a qua.
In uno dei prossimi articoli vorrei spendere qualche parola su Alessandro Vanotti e Noemi Cantele che ho avuto la fortuna di conoscere meglio in questi giorni.
Il fatto che fossero entrambi “allievi” di Omar, già per me era una garanzia. Devo dire però, che le persona, prima ancora che i professionisti mi hanno davvero impressionato.
Se ti va, ti racconterò di come per esempio grazie alle tecniche di gestione dello stato imparate da Omar, Alessandro ha dato una svolta definitiva alla sua carriera…
Per oggi è tutto.
Buone pedalate.
Grazie Davide!
So cosa “ho perso” e me ne dolgo ma, d’altra parte, mi occorreva un impegno più importante (fatto il “badante” alla cara mamma).
Comincio a non stupirmi su tutto ciò che tu e Omar avete trasmesso: infatti ho solo gratitudine per voi.
Ho imparato più cose in questi ultimi mesi che in tanti anni, anzi, meglio, ho acquisito strumenti che mi permettono (e permetteranno) di avere una vita più da ottimista che da nostalgico, più da “inventore” che da “archivista”.
Al prossimo giro ci sarò (non posso mancare…)
A presto e grazie ancora!
Francesco
Che bello ciò che hai scritto Francesco ! Sei un “inventore” della vita, su questo non ci sono dubbi.
Caro Davide,
non è vero, come tu affermi, che “ … è un articolo senza capo ne coda, senza un minimo consiglio pratico, senza nemmeno un trucco per andare più forte in bicicletta”, in realtà hai reso perfettamente lo stato di stupore e gratitudine che si prova davanti a ciò che è tanto più grande di noi e ci trascende.
Qui, da rimasti a casa, abbiamo capito benissimo di cosa si è trattato e quanto di conseguenza abbiamo perso.
Naturalmente aumenta anche l’invidia 😄ma è un altro discorso.
Grazie per aver provato a spiegare.
Un abbraccio,
DR
Grazie Davide, hai colto nel segno. Al prossimo ci vogliamo anche te !