Post particolare quello di oggi, ispirato da una mia recente uscita in solitaria.
Ma non sono qui per raccontarti i dati tecnici della salita, né per condividere le mie (per nulla esaltanti) prestazioni. 😉
Quello di cui ti voglio parlare oggi è di come cambino completamente le sensazioni, la percezione della fatica e l’approccio con la salita, quando la affronti da solo, rispetto a quando sei in compagnia.
Pedalare in compagnia è uno degli aspetti più belli del ciclismo.
Ti permette di conoscere nuove persone, e di approfondire vecchie conoscenze. La condivisione della fatica e l’affrontare assieme piccole-grandi imprese aiuta a rinforzare i rapporti ed a fissare in modo indelebile, alcuni ricordi nella nostra mente.
Essere in compagnia aiuta molto anche a sostenere meglio la fatica.
Chiacchierare – fin quando c’è ancora la forza di farlo – e vedere che anche gli altri fanno fatica, aiuta in qualche modo a superare eventuali momenti difficili, ti da dei punti di riferimento, hai qualcuno su cui sai che puoi contare.
Questo naturalmente ammenoché tu non esca con compagni di pedalate molto più in forma di te. In quel caso il supporto della compagnia può diventare invece motivo di ulteriore sconforto.
Ma parliamo ora di piccole-grandi imprese in solitaria.
Per scelta o per necessità.
Anzitutto va fatto una distinzione, anzi due.
Qui non sto parlando dell’uscita di un paio di ore che magari facciamo durante la settimana dopo il lavoro quando abbiamo poco tempo.
E’ normale che nella maggior parte dei casi non si riesca a trovare dei compagni di uscita con le stesse esigenze e gli stessi orari.
E in quei casi, è da apprezzare la libertà che il ciclismo, rispetto a molti altri sport, ci regala.
La libertà di decidere di prendere la bici ed uscire in strada appena si può, senza bisogno necessariamente di avere un compagno, aver prenotato un campo, senza dover avere un abbonamento ad una palestra o piscina.
La strada è la nostra palestra, il nostro campo da gioco e il nostro stadio.
Un altro caso particolare – che non è oggetto di questo articolo – sono le uscite programmate per fare allenamenti specifici.
E’ evidente che chi si vuole preparare in modo completo per le competizioni, dovrà dedicare diversi allenamenti alla settimana per seguire un piano di allenamento.
E per fare fartlek, sfr, progressioni, devi essere necessariamente da solo.
Le uscite in solitaria, quelle vere.
Le uscite “in solitaria” di cui voglio parlarti oggi, sono quelle piccole-grandi imprese che decidi di affrontare da solo.
Parliamoci chiaro, non sto parlando di “ultra cycling” tanto di moda ultimamente.
Non è necessario fare 260 km di filata, da soli per assaporare il vero gusto del pedalare.
La tua personale piccola-grande impresa la decidi tu.
Già il fatto di decidere di voler affrontare una salita lunga ed impegnativa da solo, ti mette nella condizione mentale di doverti arrangiare. Sai che sarai solo tu e la tua specialissima.
Gioie e dolori dell’uscita in solitaria.
Una grande salita va affrontata con la giusta preparazione, questo è evidente.
Devi essere cosciente dei tuoi limiti e rispettare la salita.
Anzitutto, il giusto rapporto.
Qui potremmo entrare in un dibattito senza fine.
Qual’è la cadenza di pedalata ideale ?
Devo frullare come Froome ?
Devo salire “con il mio passo”?
Non entreremo in questo aspetto tecnico oggi, ma con una buona dose di buon senso posso dirti che pedalare in agilità ti permette di stressare meno la muscolatura, poiché le fibre rimangono contratte per un periodo di tempo inferiore.
E’ un po’ come se suddividessi il carico della salita in un numero maggiore di pezzetti.
Naturalmente non puoi iniziare domani a frullare a 100 RPM come Froome. Prima di tutto la maggiore agilità richiede un maggior circolo di sangue e quindi tende a fare alzare i battiti cardiaci, e sopratutto non puoi snaturare quelle che sono le tue personali abitudini ciclistiche e le tue caratteristiche fisiche.
Abbi solo cura di “salvare la gamba” e di avere a disposizione nel tuo pacco pignoni dei rapporti adatti al tipo di pendenze che dovrai affrontare.
Il ritmo e la respirazione.
Quando sei da solo, la cosa che ti farà più compagnia oltre ai tuoi pensieri, sarà il tuo ritmo respiratorio.
Fai in modo che diventi un tuo alleato. Diversi studi hanno dimostrato come la musica aiuti nell’abbassare la percezione della fatica. Il segreto sta nel ritmo. Ecco allora che se trovi il tuo personale ritmo nella respirazione, specialmente in fase di espirazione (quando butti fuori l’aria) avrai dei notevoli vantaggi come ci spiega Omar Beltran nel corso Respirazione Totale.
Evita le lepri.
Per lepri non intendo gli animali del bosco che possono attraversarti la strada, ma quei ciclisti che vedi là davanti a te di qualche tornante.
Lo so che il tuo indomito spirito competitivo ti chiama e ti dice di andarli a prendere, ma fai attenzione, perché magari di fronte a te hai altri 10 km di salita, ed ogni briciolo di energia risparmiata è preziosa.
Lo stesso vale per i ciclisti più forti che ti superano.
Evita di cercare di tenere il loro passo, se ti hanno preso e raggiunto significa che non puoi sostenere il loro ritmo. Non ti abbattere, vai avanti per la tua strada e ascolta le tue sensazioni.
La sindrome del freno bloccato.
Non so se capita solo a me.
Ad un certo punto fai fatica ad andare avanti, ti sembra di spingere con forza sui pedali eppure l’andatura non aumenta. Pensi che sia il vento, ma se guardi gli alberi, non si muove una foglia.
Allora per istinto dai la colpa alla bici.
Il freno dietro di sicuro tocca la ruota, “magari l’ho montata male stamattina”. Inizi a contorcerti per verificare che ci sia aria tra il pattino del freno e la pista frenante.
Purtroppo devi constatare che la ruota è montata bene, il freno non tocca.
Il freno è dentro di te.
Quello è il momento di alzarsi sui pedali, rilanciare l’azione ed eventualmente prendere un gel (anche se avresti dovuto farlo prima di avere il calo.)
Affrontare una salita da soli significa mettersi in gioco.
Significa sentire il silenzio interrotto solo dal rumore della natura, e dallo scorrere della catena.
Significa soprattutto ascoltare.
Ascoltare te stesso, la tua fatica, il battito del cuore, il respiro dei polmoni, il circolare e ciclico movimento ostinato delle tue gambe.
Vuol dire anche trovarsi faccia a faccia con i tuoi pensieri, le tue paure e preoccupazioni.
Ma più spesso capita di avere delle illuminazioni, dei momenti di beatitudine in cui tutto sembra molto più chiaro, e in fondo, più semplice.
Sarà l’effetto delle endorfine, sarà la trance agonistica, o più romanticamente sarà l’effetto meraviglioso che la bici fa, ma le idee migliori che mi sono venute nella mia vita, sono tutte arrivate mentre stavo pedalando.
Ho sentito recentemente in tv, questa illuminante frase dello scrittore Mauro Corona, uomo che conosce profondamente la montagna anche se lui ci va a piedi e non in bici :
“la montagna ti parla solo quando sei da solo, puoi sentire il tuo stesso pensiero che hai pensato, rimanere lì e circolare nell’aria, è un sentimento intensissimo… ma bisogna essere da soli”
Pedali, pedali, pedali, ti gusti questi momenti e poi alla fine, eccola là, la vetta.
E’ poco sopra di te, dopo l’ultimo tornante, la tua meta. La tua fatica è finalmente finita, i tuoi sforzi ripagati.
Arrivi, ammiri il paesaggio, ti compiaci con te stesso: in fondo hai fatto qualcosa di importante.
Poi arriva il momento di mettere la mantellina, bisogna scendere.
Ed è in quel momento, forse, che capisci che tutto sommato stavi meglio mentre stavi pedalando.
La felicità è nel viaggio, o nella destinazione ?
Non mi piace uscire in compagnia o in gruppo!! Ho poco tempo tra famiglia e lavoro per godere di quelle 2 o 3 ore da solo io & la mia Cube in mezzo agli alberi e alla natura silenziosa! Mi rilasso, risolvo problemi e riesco a conoscermi meglio e analizzare quello che è successo negli ultimi tempi per poter affrontare l’immediato futuro!
Capita anche a voi alla fine di una salita sentirvi FELICI come da tanto tempo non lo eravate?? Soli con nessun altro che possa capire quel sorriso di felicità vera che solo tu puoi provare!
Io faccio lunghi e intensi viaggi in bikepacking sempre da solo. Quest’anno Saint Nazaire – Basilea lungo la Loira, 1.400 km in 8 giorni. Secondo me è il massimo per chi ama la bici, per il senso di libertà che ti fa provare in quei momenti. In ogni singolo chilometro, anzi metro.
In passato per anni ho sempre pedalato in compagnia, sfide, preparazione per le gare, sempre e solamente con lo sguardo sui watt, cardio, frequenza di pedalata ………una pena !!!
Da un paio d’anni pedalo con me stesso provando sensazioni emozionanti mai provate prima, e l’assurdo e’ che percorro le stesse strade di sempre scoprendo paesaggi mai visti prima, ora faccio foto, mi fermo a bere un. Ion caffè, godo di tutto quello che il mio mezzo mi permette di godere, insomma una rinascita che suggerisco di provare, 😜😜
Fabio C.
Hai centrato l’obiettivo. La salita e l’uscita da soli ti mette a nudo… sei quello che sei sei li da solo con i tuoi pensieri, nella natura e sopratutto sopra quel mezzo che ti da gioie e dolori… la tua bici.
Francesco
Ciao Davide io generalmente preferisco pedalare col gruppo o in compagnia , essendo che non coincidono gli orari, esco sempre solo .
su 5 uscite tre le faccio solo.
Da solo puoi allenarti di più.
Ciao Francesco
Ciao io generalmente preferisco pedalare con qualcuno al fianco, per quanto riguarda le salite per 2 motivi ,il primo è che dalle nostre parti ci sono dei personaggi che ti aspettano in cima alle salite e poi ti rubano bici cellulare e ti lasciano a piedi magari con qualche pestone se non molli la presa, ed il secondo motivo io ho una fobia delle bisce e trovarmene una mentre pedalo mi ossessiona meglio in compagnia di qualche amico che magari ha la stessa preparazione e stesso passo in salita
Ciao
Ciao Davide. Articolo interessante e bellissimo grazie. Io esco sempre solo certe volte qualcuno mi si aggrega ma per poco perchè appena vedo una salita la devo affrontare, quindi raramente fanno la mia stessa strada. Sebbene iscritto ad un team non ci vediamo mai, per la distanza in primis e poi gli orari…. da solo penso e analizzo le cose che presumo tutti facciamo ( posizione in sella, respirazione, rotondità della pedalata eccc eccc). Ma una cosa che ho provato grazie ad un racconto di mio padre che ha avuto la fortuna di conoscere Coppi, mi disse che il campionissimo… Read more »
Ciao Alessandro, beh devo dire che capita anche a me di mettermi a parlare da solo, ma per mancanza di fiato, spesso lo faccio solo mentalmente.
Poi però in discesa … si canta !
Tema interessante. Personalmente pedalo spesso da solo, per scelta. Talvolta con uno o due amici, quasi mai in gruppo. Non m’interessa la componente agonistica. Quando pedalo lo faccio col passo che decido io: a volte per fare semplicemente un giro in bici, altre spingendo per “fare il tempo” contro il mio ghost, a volte. Anche se con l’età (alibi!) non lo batto più, mi basta dare quel che posso per essere comunque contento (ma a volte ci si rimane male nello scoprirsi in parabola discendente). Nelle occasioni in cui ho pedalato con gruppi di cui faceva parte qualche amico, ho… Read more »
Grazie per il commento David, concordo appieno conte.
In bocca al lupo, riprenditi presto !
purtroppo per ragioni di orari assurdi dettati dal minimo tempo disponibile (esco alle 5.30 del mattino) esco sempre in bici da solo. Devo dire che non mi dispiace affatto, essere soli con se stessi nella quiete mattutina (in inverno anche con il buio pesto) aiuta a pensare a se stessi, agli altri, a quello che si deve o si dovrebbe fare. Ed è molto bello.
Grazie Giuseppe per il commento. Sono molto d’accordo con te. Complimenti per la tua tenacia, uscire alle 5.30 del mattino non è da tutti !
Nel tennis devi giocare con un compagno del tuo stesso livello altrimenti non ci si diverte nessuno dei due. Cosi come andare in bici; se usciamo in compagnia dobbiamo essere equiparati altrimenti l’uno o l’altro si tira il collo con le conseguenze del caso. Eppoi quando si va in salita specialmente non esistono scie che ti trascinano, non esistono strategie ( tralascio considerazioni tecniche-fisiologiche-biomeccaniche) se non quelle di andare del tuo passo, devi avere la gamba, devi conoscere la tua capacità AEROBICA e soprattutto quella ANAEROBICA, altrimenti salti. Ma quali risparmi energetici? In salita si va da soli con noi… Read more »
Ciao Paolo, grazie davvero per questa tua considerazione. Come dici bene, ognuno è irripetibile, diverso da tutti gli altri, e le uscite in solitaria ci permettono di entrare in contatto con quella parte più profonda di noi stessi!
Continua a darci dentro, a presto!
Salve a tutti, io spesso e volentieri esco da solo perché sono convinto che approfitto molto di più dello sforzo e delle sensazioni che posso avere. Mi sento molto meno stressato che quando esco con amici e specialmente se sono più forti. La bicicletta per me è uno sport individuale, perché, é difficile trovare qualcun altro che abbia le tue stesse performanze. Almeno, io mi concentro molto di più sul’allenamento quando esco solo e soprattutto lo faccio a ritmo mio.
Grazie del tuo commento Luigi , il tuo punto di vista è interessante
Dopo un’estate da far squagliare i copertoni, alzataccie alle 5.30 per non prendere caldo ( ma tanto già alle 8 si boccheggiava ) coricato magari dopo mezzanotte anche per baldorie , dedicando tutto il tempo libero alla bici , con la chat degli amici assatanati che proponevano “lunghetti” di 120 km e un pò di salita tipo 2500 di dislivello , ho preso la bici, lo “imbavagliata” e sono fermo da 10 gg . Mi proponevo di staccare ancor di più , ma questo articolo ha risvegliato in me la vecchia voglia di uscire da solo , ho sentito l’istinto… Read more »
Peppe hai fatto molto bene a staccare se ne sentivi l’esigenza. Mi fa molto piacere leggere che il mio articolo ti ha risvegliato istinti ciclistici !
Fammi sapere come va, buone pedalate
Come ho già scritto da qualche parte, la soddisfazione e la gioia nel contemplare il panorama hanno sempre il sopravvento sulla fatica e sul dolore. Il tuo articolo sulla salita è fantastico per come mi somiglia ?. È sempre un piacere leggerti. (Bellissimo il commento di Elia). Buone pedalate a tutti ?
Grazie Flavia, è sempre un piacere avere il tuo contributo da vera appassionata !
Ciao Davide, uscite in solitario sono d’accordo ogni tanto fa bene,ti gestisci come vuoi.Ma in percorsi lunghi e’ meglio essere in compagnia,secondo il mio parere da età avanzata 66 ma che quest’anno si e’fatto le dolomiti percorso medio ( stupendo esperienza che consiglio a chi malati della bici.Come per gli sciatori sciare nel Trentino stupendo MERAVIGLIOSO TRENTINO CIAOOOOOOO ALLE PROSSIME
Grazie Caly per il tuo commento e per il tuo entusiasmo, avanti tutta e viva il ciclismo !
Ciao Davide. Ho letto il tuo articolo e devo dirti che sono il classico solitario per causa di forza maggiore. Mi spiego: ho abbracciato il ciclismo più per necessità che per passione. Dovendo rinunciare al calcio per problemi ai legamenti del ginocchio ho dovuto scegliere tra la bici ed il nuoto per continuare a mantenere un pò di forma fisica (tieni conto che ho 52 anni). Tra i due sport ho scelto la bici perchè, a differenza del nuoto è meno monotono. Purtroppo il lavoro e la famiglia non mi consentono uscite infrasettimanali costringendomi ad uscite domenicali e non sempre… Read more »
Ciao Giulio capisco perfettamente quello che intendi. Sì l’idele è alternare uscite da soli ed uscite di gruppo, ma per farlo devi prima avere un minimo di condizione.Allora fai in modo che questo diventi il tuo obiettivo : sfrutta al meglio le uscite da solo per allenarti in modo efficace, e poi inizia a cercare qualche gruppetto di ciclisti che sia nelle tue corde, vedrai che all’inizio soffri un po’ ma poi prenderai il ritmo .
buone pedalate.
Davide
ciao, io faccio BDC da qualche mese, fino ad allora MTB e corsa a piedi, mai fatto gare e nemmeno voglio farne in futuro e perlopiù in solitaria e quindi conosco molto bene le sensazioni di cui si tratta. La mia opinione è che per uscire 4/5/6 ore da soli occorra avere un buon rapporto con noi stessi, sembra un paradosso ma è proprio cosi ! non è facile raggiungere e mantenere un equilibrio stabile da questo punto di vista ma a mio parere è ancora piu difficile trovare il gruppo giusto con cui condividere fatiche ed emozioni, io ancora… Read more »
Ciao Roberto, condivido il tuo pensiero, devi anzitutto stare bene con te stesso ed essere preparato anche mentalmente e non solo fisicamente per fare lunghe uscite in solitaria. Però se trovi questo equilibrio, il benessere è assicurato !
Ciao, ottimo articolo come sempre! Condivido in pieno quanto scritto. Le mie uscite sono sempre in solitaria. Sono sempre in mezzo alla gente e la bici è uno dei pochi momenti in cui riesco a stare solo con me stesso. Se mi perdonate la lunghezza aggiungo un resoconto di una mia salita. Molti di voi forse capiranno subito di cosa sto parlando. “Mi avevano detto che ci sarebbe stato ancora un tornante ben asfaltato, poi la strada si sarebbe ristretta ad una sola corsia diventando dissestata e pericolosa, …. ed è subito 16%! E’ una scalata molto dura, con pendenze… Read more »
Ciao Elia … che dire ?
Non c’è nulla da aggiungere, hai detto tutto meglio di quanto ho potuto fare io !
Grazie per questo bellissimo viaggio
Dai ora svelaci di quale salita si tratta…
Passo Gavia, da Ponte di Legno
l’hai descritto così bene che avevo immaginato se non capito che era il Gavia da Ponte di legno. Croce e delizia.
Ciao davide concordo con te in tutto e per tutto. Io in bici preferisco andare da solo proprio perchè mi piace ascoltarmi sentire le mie sensazioni che salgono da dentro ed escono fuori…. poi che sia in cima ad una salita o dopo chilometri di pianura cambia poco. Ciao e buona strada a tutti
Grazie Matteo, buona strada a te !
Condivido quanto espresso nell’articolo. Personalmente apprezzo sia le uscite in gruppo (in alcuni casi esco con gruppi che vanno sempre a tutta in pianura e lo soffro un po’ mentre in altri esco con la mia Squadra o con pochi compagni ed é sempre un gran piacere). Penso di aver essere cresciuto/migliorato negli ultimi anni grazie al metodo PIT e al fatto di aver alternato uscite in gruppo e uscite in solitaria. Le esperienze più belle comunque le ho vissute in compagnia (in 2 per un doppio M.te Grappa da Semonzo e da Caupo oppure alla GF Sportful in parte… Read more »
Grazie Boz per il tuo commento. L’ispirazione per questo articolo mi è venuta proprio sulla salita del Grappa da Semonzo …
Buone pedalate !
concordo con Michele, un articolo quasi poetico ma che risalta le effetive sensazioni che si hanno quando si affronta una salita in solitario.e poi vuoi mettere la soddisfazione quando sei arrivato in cima!!! ciao
Grazie Roby !
Davvero sei riuscito ad esprimere tutte le sensazioni che provo quando vado da solo. Sono abbastanza “scarso” per poter competere e stare in gruppo con la maggior parte dei ciclisti qui in giro da me. Quindi per lo più vado da solo. Ogni volta sfido me stesso e cerco di migliorarmi. Tutto quello che dici è esattamente quello che provo ogni volta. Soprattutto quando parli del silenzio e del respiro. Sto imparando sempre più a sincronizzare la mia pedalata con il respiro e trovo che sia straordinariamente efficace. Tornando a casa mi rimane la gratificante sensazione di avercela fatta. Magari… Read more »
Ciao Massimo, grazie a te per la tua testimonianza. E’ proprio vero quello che dici, la vera sfida è quella con noi stessi, e non c’è soddisfazione più grande di superare, pedalata dopo pedalata, i propri limiti! Continua così!
Io personalmente piace molto uscire da solo perche mi rilassa molto anche quando mi alleno duramente
Un post molto bello…in certi passaggi addirittura poetico. Questa è l’essenza della bicicletta, la salita.
Grazie Michele, è un piacere condividere la poesia della bicicletta con chi sa apprezzarla!
Quello che rimane è proprio la bellezza del viaggio con quella bella sensazione di libertà e poi c’è l’arrivo che ti aspetta là in cima, troppo bello!
Ed in effetti, provare per credere! Grazie Marco per averci rievocato la sensazione dell’arrivo in cima!