Quante volte hai sentito dire “faccio un giretto di scarico per sciogliere le gambe ?”
Quanto spesso lo hai fatto dopo un giro o una gara particolarmente intensa ?
Personalmente nella mia “carriera” l’ho fatto molte volte, ma devo dire che le sensazioni non erano mai delle migliori…però si era sempre fatto così, fin dai tempi delle gare giovanili quando il direttore sportivo ti diceva di fare un giretto in agilità di 30 km il lunedì, dopo la gara, per “sciogliere i muscoli”.
Con Omar Beltran abbiamo affrontato più volte questo tema all’interno della community di TrainEvolution .
Oggi ti riporto la trascrizione della diretta FB di qualche giorno fa in cui Omar spiega la ragione scientifica per cui si è creata questa generalizzazione, e perché, invece, lo scarico attivo non è affatto consigliato per noi cicloamatori.
Sotto trovi la trascrizione e più in basso anche il video (in cui però l’audio non è buonissimo).
Buona lettura e buona visione !
Davide
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Il falso mito del recupero attivo.
Cerchiamo di sfatare con motivazioni il falso mito del recupero attivo ovvero il fatto che possa esistere un recupero con l’attività
Da dove ha origine questa convinzione ?
Parte dai lavori fatti dal finlandese Per-Olof Åstrand, considerato il padre della fisiologia dell’esercizio, tutto il resto è nato con lui.
In questi studi fece un esperimento con l’obiettivo di comprendere che cosa, dopo l’esercizio fisico intenso, aiutava lo “smaltimento” (utilizzo un termine non corretto ma così è più comprensibile) dell’acido lattico nel corpo.
Quindi dopo un esercizio intenso a livello anaerobico quindi con accumulo di acido lattico al di sopra dei 18 mmol, quindi tantissimo, volevano comprendere che cosa si poteva fare per recuperare più in fretta.
Per recuperare più in fretta che cosa ? L’ abbassamento dell’accumulo totale di acido lattico.
L’acidità nell’organismo non va bene.
Il nostro organismo è predisposto ad abbassare il livello di acidità, e lo fa utilizzando quelli che si chiamano i SISTEMI TAMPONE.
Il primo dei sistemi tampone del nostro organismo è il sistema dei bicarbonati: semplificando, il nostro stomaco è in grado di secernere dei bicarbonati per abbassare l’acidità quando è troppo elevata. (Il meccanismo è un po’ più complesso ma ai fini di questo video, ti basti sapere questo).
Quindi eseguono questo studio e dopo aver fatto svolgere un esercizio ad altissima concentrazione, mettono l’alteta a riposare e misurano in quale unità di tempo viene smaltito l’acido lattico, di 2-4 mmol alla vota.
Mettono un altra persona a fare della cyclette a varie intensità e scoprono che la velocità, il tempo nel quale si abbassano più velocemente, questi 2 mmol, è facendo esercizio.
Ma quale tipo di esercizio ?
L’esercizio a RITMO MEDIO
Perchè ?
Nella meraviglia della macchina umana il muscolo striato cardiaco – che è un muscolo a se stante perché è un muscolo striato come il bicipite ed il quadricipite, però si contrae da solo.
Questo muscolo, è così “intelligente” che contribuisce ai sistemi tampone, ovvero quando si scinde l’acido l’attico, il muscolo cardiaco riesce anche ad utilizzare il lattato come fonte di energia.
Quindi da qui la generalizzazione: è meglio fare attività per recuperare ?
Ma i Pro fanno così…
Noi vediamo i corridori dopo una tappa al Giro o al Tour a fare attività sui rulli.
E’ giustificato solo dal punto di vista fisiologico appena visto.
Ma non posso pensare di “recuperare attivamente”.
Mi fanno male le gambe, quindi il mio organismo mi ha dato un segnale univoco, non è opinabile.
Mi ha dato il segnale più potente che esista : il DOLORE.
Se c’è dolore ci si ferma.
Non sto ad indagare quale sarà la ragione, non ha importanza.
L’avviso è : dolore ?
Dolore = Mi fermo.
“Il mio amico” che vive dentro di me, siccome non può parlare con me mi ferma.
Il tuo amico, quando vede che stai andando a sbattere la testa ti ferma.
Il dolore è “il tuo migliore amico”, ma non possiamo lavorare se c’è dolore. Bisogna fermarsi.
Fino a quando ?
Fin quando passa, non si fa qualcosa per far passare il dolore.
Quando nell’auto c’è il segnale, si accende la lampadina e “sei in riserva”, cosa fai, copri il segnale così non lo vedi ?
E’ un avviso, quindi farai i tuoi calcoli, ma sai che prima o poi ti fermerai e dovrai fare rifornimento.
C’è un bellissimo libro che esce credo ogni 5 anni che si chiama “Gli errori della scienza” in cui vengono pubblicati gli errori fatti dagli scienziati basandosi sul metodo scientifico, poi confutati da misurazioni fatte da un diverso punto di vista.
Ma io lo faccio per “sciogliere”
Io rido con i miei giovani (gli atleti del Team Continetal Colpack-Ballan – ndr) che mi dicono “l’ho fatto per sciogliere”.
Ma perché, sei un liquido ?
Cercate la definizione etimologica ma anche semantica di “sciogliere”
Se tu sciogli la gamba, essa diventa liquido !
Tutte queste convinzioni si passano di generazione in generazione e poi ci si domanda “perché?”
Le convinzioni vanno sempre analizzate.
Chiediamoci: c’è una vera motivazione per cui si fa questo ?
Se nella saggezza del nostro organismo esiste il dolore, l’unico obiettivo del dolore, è farti fermare.
Fermati, perché quando ti fermi, dai all’organismo la possibilità di attuare la meraviglia dell’autoguarigione.
Andiamo dal medico che ci da la medicina, ma l’unica cosa che fa la medicina è favorire l’autoguarigione perché é il corpo che si cura da solo.
Infatti c’è un detto molto saggio che recita: “medicina cura, natura sana.”
Quindi se avete fatto un lavoro intenso e sentite dolore, fermatevi, perché voi il giorno dopo farete il vostro lavoro, magari in piedi, mentre i corridori professionisti dopo una tappa, fanno i rulli e poi vanno in pullman, stanno sdraiati con le gambe distese, le tengono in verticale il minimo indispensabile per magiare e poi si sdraiano ancora.
Ma noi lavoriamo, abbiamo un altro tipo vita.
Quindi non basiamoci sui Pro o su quello che si dice in giro
Non esiste recupero attivo, il recupero è recupero.
Provate a fare una bella abbuffata così il fegato è bello carico di lavoro, quindi per recuperare meglio continuate a mangiare – un pochino – per un’altra ora…
Poi fatemi sapere
Omar Beltran
www.trainevolution.com
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