Guest Post di Ercole della Torre*
Cardiofrequenzimetro o misuratore di potenza?
Perché passare al misuratore di potenza?
Saprò usarlo?
Il costo vale i vantaggi che può apportare?
Tutte domande che tanti ciclisti si stanno ponendo con non pochi dubbi. Vediamo se possiamo aiutarvi a schiarire le idee, cercando di rimanere imparziali, analizzando il maggior numero di dati possibile.
Il cardiofrequenzimetro, costa poco, è affidabile, non richiede manutenzione, tutti ormai sanno usarlo; molti di questi strumenti, fungono anche da conta km e permettono di scaricare i dati sul PC, proprio come il misuratore di potenza, alcuni strumenti satellitari, permettono anche di valutare il percorso, a quale velocità l’abbiamo effettuato e a quante rpm stavamo frullando le gambe, tutti dati che si avvicinano molto a quelli offerti dai misuratori di potenza; certo, dovremmo essere dotati di un programma che ci elabora i nostri file, sicuramente esiste anche quello.
Allora, quali sono i contro negli strumenti che misurano le nostre pulsazioni? Innanzitutto, la variabilità del muscolo cardiaco: stanchezza, stress, ore di sonno, il livello dell’allenamento, la temperatura esterna e corporea, i farmaci, lo stato emozionale, l’idratazione che è condizione variabile anche all’interno di una gara… tutti fattori che influiscono variando la nostra condizione cardiaca.
Perché spendere tanto per passare ad un Power Meter? Cominciamo col dire che, gli stessi dati forniti dal cardiofrequenzimetro, li abbiamo a disposizione anche con il misuratore di potenza… ma, questo da solo non basta per giustificare un prezzo almeno quattro volte superiore… cos’altro abbiamo? Intanto, una quantità di dati enorme, che dobbiamo imparare a conoscere ed analizzare.
Cominciamo dalla potenza che vediamo durante l’allenamento, si tratta di un dato reale, inconfutabile, ci dice subito se stiamo spingendo e a quanto stiamo spingendo, se abitualmente riusciamo a pedalare a 280 watt e quel giorno fatichiamo a salire sopra i 260 watt, vuole dire che qualcosa non va, anche se il cuore risponde a tutte le nostre sollecitazioni; viceversa, possiamo trovarci con il cuore che non sale e noi spingiamo tranquillamente a 300 watt, forse sarà il caso che, a preoccuparsi, siano i nostri avversari.
Voi mi direte: “va bene, ma io avrei spinto ugualmente a 300 watt, anche se non avessi avuto il misuratore di potenza…” del resto, finché non sono al via della gara, non avrò mai la certezza di quale sarà la mia potenza, poi, come faccio a capire se, quei 300 watt riuscirò a tenerli per 40 minuti o sono il frutto delle endorfine che non mi fanno sentire la fatica?
Facciamo un passo indietro.
Sapete quale, a mio avviso, è stata la grande innovazione dei misuratori di potenza?
Fino al loro avvento, si credeva che il ciclismo fosse uno sport aerobico, leggevamo i dati del cardiofrequenzimetro e potevamo notare di avere lavorato quasi esclusivamente in soglia; da quando abbiamo potuto analizzare la potenza impressa sui pedali, ci siamo resi conto che passiamo un sacco di tempo sopra soglia, una infinità di variazioni (ne conto mediamente un centinaio a granfondo, che è prova aerobica per eccellenza), della durata inferiore ai 40 secondi, che non lasciano il tempo al muscolo cardiaco di salire, che, però, limano le gambe e alla fine si fanno sentire, la maggior parte sono vicine al massimo consumo di ossigeno (VAM, intesa come velocità aerobica massima), a potenze dal 20% al 50% superiori alla potenza di soglia.
Come conseguenza di questo, sono nati gli allenamenti intermittenti, uno dei cambiamenti più evoluti nel modo di allenarsi e che possono essere monitorati solo con misuratori di potenza, tutti gli altri, si devono affidare alle sensazioni, perché, come detto prima, il cardiofrequenzimetro non fa in tempo a dare dati reali!
Quindi, abbiamo scoperto che il grande vantaggio apportato dai misuratori di potenza è nella analisi della performance.
Andando avanti nella nostra analisi, decade un po’ anche il concetto di soglia, già, perché la soglia legata alle pulsazioni cardiache assume valori diversi a seconda del rapporto che stiamo usando o del percorso, in parole povere del numero delle pedalate; possiamo analizzare se, la stessa salita la scaliamo più velocemente con un rapporto più agile o con un rapporto più duro, poi, possiamo andare oltre, possiamo ripetere la nostra salita e verificare se abbiamo recuperato meglio dopo essere saliti con rapporto agile o con rapporto duro.
Non sarà che, in conseguenza a questo, i professionisti hanno cominciato a fare le loro scalate con rapporti agilissimi?
Adesso, guardiamo cosa possiamo ricavare dai vari programmi.
Personalmente, uso WKO, a pagamento e Golden Cheetah, gratuito; entrambi forniscono una marea di dati, così, voi, mi chiederete “perché pagare un programma quando ce n’è uno gratis che ti da le stesse cose?”, a mio avviso, la grafica è di più facile comprensione, però, può essere una cosa soggettiva, quindi, fate voi, sapete che esistono varie possibilità.
Torniamo alla analisi dei file; intanto dobbiamo dire che, i più attendibili sono quelli ricavati dalle gare o dagli allenamenti più intensi; sarà il programma stesso ad elaborarci i vari range di allenamento o i valori della scala di Coggan e già questo può consentirvi di risparmiare la spesa di qualche test, anche se, a mio parere, risulta di estremo aiuto nel comunicare i cambiamenti al vostro allenatore.
Così, possiamo avere una analisi dettagliata dell’allenamento, con i dati classici, quali durata, dispendio energetico, frequenza cardiaca media e massima, RPM medie e massime, velocità, ma anche potenza normalizzata, ovvero una proiezione di quella che potrebbe essere la nostra soglia e soprattutto il TSS e l’IF che altro non sono che calcoli complicati destinati a quantificare il nostro carico interno, quale utilità possono avere questi carichi?
Spesso mi è stata fatta la domanda “ma se nella settimana di scarico devo fare il 30% in meno di lavoro, come posso quantificarlo?”
Bene, adesso non avete più scuse!
Abbiamo, poi, i grafici dell’allenamento, dove possiamo vedere, istante per istante, quello che è successo, Watt, RPM, pendenza del terreno, velocità, pulsazioni cardiache, con la possibilità di verificare dati statistici e riassunti. C’è una interessante analisi basata su 4 quadranti, dove possiamo mettere in relazione potenza numero di pedalate, basta un colpo d’occhio per capire di quale gara si è trattato. Viene elaborata, volta per volta, la curva Critical Power, aggiornando le nostre prestazioni migliori e mettendole in confronto con le prestazioni giornaliere, così, se vogliamo gareggiare in prove di resistenza, ci preoccuperemo di migliorare nella parte aerobica, ovvero dal CP20 in poi, mentre se gareggiamo in circuito, i nostri miglioramenti saranno mirati al CP1 o al CP6 o nella potenza massima se siamo velocisti.
Oltre a tutto questo, una infinità di grafici che necessiterebbero un libro per spiegarli tutti!
Non voglio stressarvi oltre misura, quel poco che ho scritto, è bastato per farvi trarre delle conclusioni?
Vi dico come la penso?
La tecnologia avanza, mentre siamo qui a parlarne, questi dati possono essere già superati, chi lavora con strumenti di allenamento, fa già uso di software in telemetria, è innegabile, il progresso porta dei vantaggi, poi sta a noi, a quelli che sono i nostri obiettivi e il nostro modo di interpretare il ciclismo, decidere se una cosa è utile oppure no; conosco gente che sa alla perfezione cosa sta facendo e a quale intensità, ci sono dei bravi ciclisti che devono leggere in continuazione i propri dati, per evitare dei fuori giri. Pantani si allenava spesso senza ausili, ma Pantani era unico!
*L’amico Ercole della Torre, con cui abbiamo già collaborato diverse volte, è una persona davvero competente, esperta ed appassionata di ciclismo, come ne ho conosciute poche.
La sua competenza deriva dallo studio, e dalla pratica, infatti ha conseguito il patentino di “Allenatore delle categorie internazionali”, è lui stesso un buon cicloamatore e per passione allena i giovanissimi del Pedale Riminese – www.pedaleriminese.it –
A Ercole piace condividere le sue conoscenze e discutere di ciclismo, per questo ha creato e cura il gruppo Facebook “L’allenamento nel ciclismo” che negli ultimi due anni ha ottenuto un grande seguito – https://www.facebook.com/groups/311303745608568/?fref=ts –
Personalmente ringrazio molto Ercole per questo suo interessante articolo, sono sicuro vi piacerà, dato che tante volte mi avete chiesto di parlare di questo argomento.
Come al solito lo spazio qui sotto è dedicato ai vostri commenti e domande a cui Ercole risponderà volentieri.
[…] Cardiofrequenzimetro Vs Misuratore di Potenza https://www.ciclismopassione.com/cardiofrequenzimetro-o-misuratore-di-potenza/ […]
[…] Fonte: Ciclismo che passione […]
Ciao a tutti , non sono d’accordo sul fatto che il misuratore di potenza costi troppo : io ho trovato un power tap completo di ruota a 600 euro !! Che us con garmin 510 perfetto !! Considerate che comprare il garmin 1000 costa di più
Personalmente uso il cardiofrequenzimetro e il contatore di pedalate e mi trovo bene.
Il misuratore di potenza per il momento lo lascio a chi ha disponibilità economiche e ai professionisti,
e aggiungo che con Fabrizio Pederzoli con il suo metodo PIT LIVE vado alla grande.
Tutto vero ma…credo che il costo sia ancora troppo elevato per l’utilizzo da parte di amatori…della bici!
Utilizzo i watt da maggio, un altro pianeta!!! Con meno di 1.000 euro ci si può attrezzare con un ottimo prodotto. Non è una spesa da poco, ma quanti di noi magari ne spendono di più per un paio di ruote in carbonio? Farsi assistere da un preparatore è molto utile, ma organizzandosi da soli ci si diverte, basta studiare bene “Training and racing with a power meter” di Allen e Coggan. Il power meter è certamente il futuro e sul mercato si stanno affacciando sempre più prodotti che creeranno concorrenza e riduzione dei costi.
io sono passato dal cardio al powermeter ed è tutto un altro mondo..utilizzi il tempo a disposizione al 100% anche un ora se fatta bene con i giusti esercizi è ottimamente sfruttata e da i suoi risultati. Certo costicchia un po’ ma ormai di buoni usati se ne trovano ed eviti di dissanguarti.