“Connect the dots…”- “connettere i puntini”, diceva Steve Jobs nel suo famoso discorso alla Stanford University
Sarà perché il ciclismo è parte integrante della mia vita, ma mi succede continuamente di trovare collegamenti, connessioni appunto, tra ciò che mi accade nel quotidiano ed il ciclismo.
Così è successo stamattina.
In auto stavo ascoltando un bellissimo audiobook “L’inganno della motivazione” di Andrea Giuliodori, un audiolibro che ti consiglio vivamente di ascoltare.
Il libro inizia raccontando l’affascinante storia di Emil Zatopek.
Chi è e cosa c’entra con il ciclismo e la motivazione ?
Nemmeno io avevo mai sentito questo nome prima d’ora, poi sono andato ad approfondire e sono rimasto colpito ed ammaliato dall’incredibile storia di quest’ uomo che voglio condividere con te e da cui possiamo trarre almeno 3 lezioni utilissime per ritrovare sempre la nostra motivazione.
Emil Zatopek, è stato uno straordinario atleta cecoslovacco, nato negli anni ’20 e morto nel 2000, soprannominato anche “La locomotiva umana”.
In carriera ha ottenuto risultati straordinari nella corsa, vincendo medaglie olimpiche, titoli e record mondiali specialmente nei 1000 e 5000 metri, ma anche nei 20 e 25 km.
Ma la sua impresa più grande, quella che lo ha trasformato in leggenda si è svolta durante le olimpiadi di Helsinki del 1952.
In quelle olimpiadi la locomotiva umana aveva già vinto ben due medaglie d’oro, nei 1000 e nei 5000 metri, gare in cui fissò anche il record olimpico.
Due risultati che per qualsiasi atleta valgono da soli un intera carriera.
E invece Emil cosa fa ?
All’ultimo momento decide di prendere il via anche alla maratona, competizione a cui non aveva mai partecipato in tutta la sua carriera.
Una follia agli occhi di tutti, eppure Zatopek si presenta ai nastri di partenza sicuro di sé, intenzionato ad ottenere il massimo risultato, non solo per partecipare.
Indovina un po’ ?
Non solo Zatopek vinse la maratona, ma con il tempo di 2h23’04” batté tutti gli specialisti e fissò il nuovo record olimpico.
Come spesso accade, le storie incredibili come questa nascondono dei retroscena e degli aneddoti poco conosciuti, che l’autore dell’audio libro è stato molto bravo a scovare.
In ognuno di questi aneddoti, ho ritrovato delle connessioni con il nostro mondo delle due ruote ed ora voglio condividere con te 3 lezioni che possiamo imparare dalla “locomotiva umana” per ritrovare la motivazione quando ne abbiamo bisogno.
1 – Non è mai troppo tardi.
Quante volte ricevo email e messaggi da amici ciclisti che hanno scoperto la passione della bici soltanto “in tarda età”, magari dopo i 40 o i 50 anni, e mi dicono rammaricati “se solo avessi iniziato prima”.
Emil Zatopek, non si era mai allenato fino ai 18 anni, un’età decisamente avanzata per un atleta di altissimo livello, vorrei dire quasi paragonabile ai nostri 40 anni…
Non solo, nel 1952 quando compì la straordinaria impresa di vincere nei 1000 e 5000 metri e nella maratona aveva 30 anni, che per uno sport così logorante come la corsa sulla lunga distanza era assolutamente una tarda età.
Quindi, niente scuse e niente rimpianti. Se hai iniziato tardi ad andare in bici non farti prendere dal senso di frustrazione, ma anzi, usa questa situazione come slancio per vivere in modo ancora più intenso la tua passione !
Bonus : lo stesso identico ragionamento vale anche quando siamo costretti per qualsiasi motivo ad un periodo di stop forzato lontano dalla bici.
Spesso iniziamo a farci venire i “sensi di colpa” e soprattutto un senso di avvilimento, perché sappiamo che stiamo perdendo la condizione atletica, e ripartire sarà difficile.
Non serve a nulla piangersi addosso. Trova delle strategie per mantenere un minimo di condizione anche se hai pochissimo tempo e ripensa al buon vecchio Emil Zatopek, vedrai che ti passa.
2 – Non aspettare che sia tutto “perfetto”.
Spesso perdiamo la motivazione perché, come detto sopra, la nostra vita non sempre può girare attorno alla nostra passione.
E poi… incontri i soliti colleghi ciclisti che “si allenano sempre”, mentre magari tu stai andando al lavoro, vedi che tutti si comprano la bici da millemila euro, le ruote ad alto profilo, il completino iper-tecnico, il calzino lungo e fashion coordinato con il casco…
Sai perché Emil Zatopek era soprannominato la “locomotiva umana” ?
Perché mentre correva sbuffava come un treno a vapore, con la testa incastonata tra le spalle, un’espressione del volto di sofferenza, le braccia scoordinate.
Insomma, il suo stile era decisamente inguardabile.
Ai giornalisti che gli facevano notare questi difetti, Emil rispondeva : “Correrò con più grazia, quando a vincere saranno i corridori con lo stile migliore”.
Ora, anche a te viene automatico il collegamento con un grande campione del ciclismo moderno, che in quanto a stile è decisamente brutto da vedere ?
Non ti sto dicendo di pedalare in modo sgraziato come Froome (ammenochè tu non sia altrettanto efficace), il punto della questione, la lezione che possiamo imparare da questo aneddoto è che la bici, il completino, il computerino, le ruote, il casco, le scarpe, il calzino fashion, non servono a nulla se non ti alleni in modo intelligente, con costanza e soprattutto cognizione di causa, come spiegato egregiamente il preparatore Piero Fischi nel suo capitolo de “I 3 Pilastri del Ciclista”.
Quindi ancora una volta, niente scuse, lascia stare il superfluo e concentrati sulla sostanza. Vedrai che i risultati (qualsiasi siano i tuoi obiettivi) arriveranno.
3 – Allenati nello stato giusto
Cosa significa “stato giusto”?
Prendo le parole dell’amico Omar Beltran, nel Pilastro n.2 del Ciclista :
“Il grande problema del ciclismo e di quasi tutti gli sport di endurance, è che ci si allena in uno stato diverso da quello in cui si compete.
Se per esempio io faccio il pallavolista o il giocatore di basket, so bene che se non rendo durante gli allenamenti della settimana, l’allenatore probabilmente non mi farà giocare, anche se sono il più bravo della squadra.
Dovrò dimostrare, giorno dopo giorno di meritare quel posto da titolare mettendocela tutta anche durante le classiche partitelle infrasettimanali.
Questo l’allenatore lo sa, e lo usa come stimolo positivo per tenere sempre i giocatori “in tiro” e farli rendere al massimo.
Ciò permette al pallavolista di allenarsi per tutta la settimana in situazione di adrenalina, di stress, di pressione, molto simile a quella della gara.”
Se hai mai partecipato ad una gara, sai anche tu che nel momento in cui metti il numero sulla schiena, cambia tutto, sei in grado di liberare risorse che non sapevi di avere.
Che cosa faceva Zatopek in allenamento ?
Pare che fosse solito correre per interminabili chilometri con ai piedi dei pesantissimi stivali da guerra, per mettersi nelle condizioni (anche psicologiche) più difficili e simili alla situazione che avrebbe poi trovato in gara.
Forse un po’ estremista, ma efficace.
Non solo, ti racconto un aneddoto molto interessante che riguarda da vicino la bicicletta.
Nel 1946 Emil Zatopek voleva a tutti i costi partecipare alla sua prima gara internazionale a Berlino. Purtroppo in quell’instabile scenario del dopoguerra Emil si trovava bloccato a Praga, senza mezzi per raggiungere la Germania.
Che cosa decide di fare allora ?
Ci va in bicicletta !
Una pedalata di 354 chilometri, non certo con una specialissima in carbonio e lungo le strade distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale…
Quando si dice perseveranza…
Il consiglio buono da portare con te da questa storia, non è di allenarti in modo disumano, ma certamente di curare la qualità rispetto alla quantità, ma anche di porti nello stato emotivo più simile possibile a quello che poi incontrerai nei momenti che contano (gare o uscite impegnative). Questo sicuramente contribuirà a rendere più stimolante ogni tuo allenamento e quindi a ritrovare motivazione.
Conclusione (anzi inizio…)
Infine, se ti passa per la testa qualche scusa del tipo “sono stanco”, “in salita non vado”, “con il poco tempo che ho, non migliorerò mai”, “quello si allena sempre”, “la mia bici non è così leggera”, “sono troppo grasso”, “sono troppo magro”, “fa troppo caldo”, “fa troppo freddo”, “è troppo tardi”, “è troppo presto”...o qualsiasi delle tante scuse che umanamente prima o poi tutti ci raccontiamo, ripensa al buon vecchio Emil e alle sue imprese.
Ti aiuterà a rimettere tutto nella giusta prospettiva e ritrovare gli stimoli di cui hai bisogno.
Ed ora, è il momento di prendere la bici e pedalare !
Buone pedalate e avanti tutta.
Davide
La storia ci da mille spunti , nn solo per fare dell’occhio sport, ma insegnamenti di vita.
[…] sperimentale in cui rileggo un articolo del blog scritto qualche tempo […]
e’ vero alla fine la testa fa la differenza…